In questo ultimo periodo Netflix ha inserito all’interno del suo catalogo una serie televisiva di 6 episodi che è molto apprezzata dai giovani e dai meno giovani. The Playlist, la serie in questione, tratta in modo abbastanza specifico la nascita di una delle startup che ha cambiato il mondo della musica: Spotify.
All’interno delle prossime righe ci siamo ripromessi di non spoilerare nulla, ma di fare insieme una semplice analisi di tutti i contenuti del primo episodio.
La serie tv e la trama
Parlando con alcuni conoscenti e utenti abituali di Netflix, ci siamo subito resi conto che la trama è molto ben romanzata e mette con grande facilità in testa allo spettatore la concreta possibilità di avviare un business milionario aprendo la propria startup.
Nello specifico, il primo episodio racconta di come Daniel EK e Ludvig Strigeus si siano conosciuti e abbiano dato vita a Spotify, piattaforma per lo streaming di musica online gratuita e a pagamento.
Come promesso non vi spoileriamo tutta la storia, ma vogliamo soffermarci su tutto quello che si può imparare da questo primo episodio (e dai successivi) se si vuole realmente avviare la propria startup e provare così la scalata al successo.
Gli elementi positivi da riproporre
Le gesta di Daniel Ek affascinano sicuramente i più nerd e smanettoni del pc, ma devono essere attentamente analizzate prima di provare ad emulare il protagonista nel compimento della propria impresa.
In primo luogo notiamo che si estrapola alla perfezione il concetto di startup: risolvere un’esigenza o un problema presente sul mercato in un modo totalmente differente rispetto a quelli proposti in quel particolare momento.
I fondatori non si sono reinventati la musica, ma hanno semplicemente notato che le piattaforme per il download di mp3, come ad esempio Napster, venivano fortemente colpite dalla legge e dall’industria della musica.
Hanno così deciso di creare una piattaforma accessibile in modo gratuito a tutti gli utenti (sebbene oggi abbia dei piani premium a pagamento) che avrebbe così pagato compensi a case discografiche ed artisti tramite gli introiti degli spot pubblicitari.
È stato così creato un modello di business (semplificato all’interno della storia).
Altro elemento fondamentale è la creazione del team: i due protagonisti non hanno fatto tutto da soli, ma si sono dotati di un team di esperti che ha creato tutta la piattaforma.
Hanno voluto così dividersi i compiti, in modo da sviluppare l’azienda in tutte le direzioni: uno in amministrazione e l’altro come frontman e commerciale. Da qui deduciamo che l’avviamento di una startup sia subordinato alla creazione di un team per accelerare la produzione e i processi.
L’intoppo sui processi: cosa non fare e come evitare questo errore
Sempre durante il primo episodio, però, accade che un’imprecisione rallenti in modo incredibile l’avviamento della startup: viene sottovalutata l’acquisizione dei diritti musicali dall’ente di tutela e dalle case discografiche, poiché lo streaming web (senza essere una radio) non era concepito.
I due protagonisti mettono così una pezza conferendo nell’azienda del denaro di tasca propria (milioni di €) e così possono sviluppare il loro progetto.
Da questo punto deduciamo una cosa fondamentale: un errore sulla creazione delle procedure, a meno che siate milionari prima di avviare una startup, può portarvi immediatamente al fallimento prima ancora di aprire.
Quasi tutte le persone che avviano una startup in Italia non sono milionari e non hanno capitali quasi infiniti per reggere durante i primi mesi e coprire eventuali errori: serve una forte programmazione e l’aiuto di persone molto competenti in materia di business plan, procedure e investimenti. Proprio per questo motivo ci sentiamo di consigliarvi di visitare il sito web https://b-plannow.com/, dove troverete moltissimi approfondimenti in materia di avviamento e creazione di startup, in modo che possiate avere delle conoscenze molto specifiche riguardo la creazione di un business plan e delle procedure che potranno così portarvi al successo.
Anche se difficile, non è certo impossibile diventare i futuri Daniel Ek!