Che il covid 19 abbia impattato in maniera davvero enorme sulle nostre vite è fuori dubbio. Ma ha avuto un grosso impatto anche sull’aspetto economico e su vari mercati, ad esempio sul mercato immobiliare.
All’inizio del 2020 le previsioni per il mercato immobiliare europeo erano davvero buone, ma dopo la pandemia, è cambiato tutto. Ma è cambiato che cosa? Aumenteranno i prezzi, o diminuiranno?
Il mercato immobiliare ha subito un calo di 106 miliardi di euro a livello mondiale nel 2020, ma le previsioni ottimistiche parlano di un fiorente 2021 che ci aspetta.
Il coronavirus ha fermato le operazioni di compravendita, e quindi anche i contratti relativi alla vendita, acquisto, locazione degli edifici a scopo abitativo e non solo.
Il prezzo delle residenze in Italia è sceso del 2,1% il che renderebbe conveniente comprare ma solo, ovviamente, se si ha una prospettiva economica adeguata.
Gli investimenti nel mercato immobiliare possono costituire ancora un bene importante, purché lo smart working (e lo smart learning per le università) non diventi una regola.
Infatti, se gli studenti continueranno a studiare a distanza anche nei prossimi mesi, questo impatterà e non poco sugli affitti e sugli investimenti nel mercato immobiliare delle grandi città universitarie. E lo stesso si può dire anche per i lavoratori, pendolari e non solo.
Roma, Venezia e Milano sono le città più penalizzate nel mercato immobiliare post coronavirus. A Milano, addirittura, durante i primi mesi del 2020 il mercato immobiliare ha subito un crollo netto del 50%.
Ma ora a Milano e nelle grandi città, il mercato immobiliare rischia ancora di più per un altro motivo: la fuga dalle città. Infatti, sono sempre di più le persone che nel periodo di lockdown magari in un mono/bilocale nelle grandi città ha fatto una riflessione sul benessere abitativo ed ha deciso che forse era più conveniente spostarsi fuori dalla città (del resto lo smart working favorisce questa prospettiva) e pagare meno per una casa più grande, magari in mezzo al verde, con balcone e con giardino.
Un fenomeno unico di inversione del mercato immobiliare che sicuramente trova il suo responsabile nel coronavirus.
La fuga dalle grandi città
Uno degli aspetti più interessanti di come la pandemia abbia colpito il mercato immobiliare si può desumere dal comportamento degli utenti in città molto costose.
Prendiamo un esempio: Milano, una città dove notoriamente l’immobile costa molto e sono spesso acquistate o affittate case con metrature molto piccole, a prezzi elevati, specie se vicino alla zona centrale o zone servite dai mezzi pubblici.
Milano ha conosciuto, come ci spiegano i responsabili dell‘agenzia immobiliare Primo Piano a Santarcangelo di Romagna, una contrazione delle richieste per le abitazioni con poca metratura. Effetto probabilmente della reclusione forzata durante l’emergenza covid, che ha costretto famiglie intere a lavorare e studiare da casa, facendo così notare come pochi metri quadrati non siano sufficienti per vivere bene. Questo ha determinato un apprezzamento delle case più decentrate, in periferia ad esempio, ma più grandi.
Moltissime le persone che si stanno muovendo per lasciare le città, anche New York ad esempio, per soggiorni in zone periferiche e non è detto che questo trend si stabilizzerà nei prossimi mesi con un boom di acquisto di case meno comode, meno in centro, ma con metrature più generose.
I trasferimenti negli USA dalle città più grandi sono aumentati del 74% rispetto ad un anno fa, una cifra che è impossibile da ignorare. Si cercano case più grandi, in zone tranquille, dove c’è più verde, possibilmente con terrazzo e giardino, e che notoriamente hanno prezzi più accessibili appunto perché lontane dalle comodità della grande città.