Insider trading: che cos’è e perché è un reato

Capita spesso di sentire notizie di cronaca in cui si parla di reato di aggiotaggio. Tra questa tipologia d’illecito c’è n’è una particolarmente diffusa che viene definita “insider trading”. Con questo termine si identificano i reati relativi all’abuso d’informazioni privilegiate. Gli insider, ovvero alcuni soggetti ritenuti privilegiati per il loro accesso alle informazioni, possono influenzare i mercati creando una situazione d’inequità.

É stata la Legge 17 maggio 1991, n. 157, approvata in seguito alla Direttiva UE n. 89/592 del 13 novembre 1989, che non solo ha vietato l’insider trading, ma ha anche definito quali sono le sanzioni previste per questo reato.

Tuttavia, la normativa vigente non era sufficiente per controllare quest’attività illecita e, quindi, nel 1998, è stato approvato il TUF, il Testo Unico della Finanza, mentre a livello europeo sono state introdotte altre norme come il MAD, relativa all’abuso del mercato, seguita poi dal MAR che ha apportato numerosi cambiamenti.

Reato di aggiotaggio e insider trading: differenze

L’insider trading fa parte dei reati di aggiotaggio, stabiliti dall’art. 2637 del Codice Civile. Con questo termine, che deriva dal francese agiotage e che può essere tradotto in italiano come vantaggio, si identificano tutte quelle condotte che consentono di trarre dei profitti illeciti causando però danni agli altri soggetti presenti sul mercato.

Questo vuol dire che anche chi diffonde fake news, informazioni errate o fuorvianti o relative a operazioni non reali può andare influenzare il prezzo di prodotti e strumenti finanziari e, quindi, andare incidere sull’andamento dei mercati. Il risultato è che gli investitori hanno una visione falsata e, quindi, possono compiere operazioni che non avrebbero commesso. Chi commette il reato di aggiotaggio viene punito con la reclusione da uno a cinque anni.

La disciplina, come si legge in questa pagina, prevede una pena specifica per chi fa insider trading. Infatti, in questo caso, la pena può prevedere da uno a sei anni di reclusione, oltre a una sanzione che va dai ventimila euro ai tre milioni di euro. La pena viene stabilita in base alla tipologia d’informazioni detenute, alla posizione ricoperta e se si operano in prima persona o per conto terzi.

A differenza dell’aggiotaggio, il reato d’insider trading non prevede la diffusione d’informazioni non veritiere, ma bensì di notizie corrette che, però, vengono trasmesse in modo illecito aggirando i canali e le modalità di comunicazione ufficiali.

Insider trading: i comportamenti sanzionati

Quando si parla d’insider trading sono diverse le condotte che sono passibili di sanzioni. Tra le varie attività, quelle più frequenti sono il tipping e il tuyautage. In pratica, entrambe prevedono la comunicazione a terzi d’informazioni privilegiate, senza che ve ne sia motivo.

Il tipping, ad esempio, prevede che vengano comunicate a terzi informazioni relative a suggerimenti e raccomandazioni per effettuare alcune operazioni, mentre il tuyautage si compie quando vengono comunicate alcune informazioni senza far sapere agli altri soggetti quali sono quelle privilegiate per la compravendita di titoli.

Molto importante è sapere che, secondo la sentenza della Cassazione n. 28486 di Luglio 2016, l’insider trading viene sempre considerato un reato: il risultati dell’operazione finanziaria, quindi, non è determinante.